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lunedì 1 dicembre 2014

CONGRESSO MONDIALE ITI IN ARMENIA: PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO PER IL CENTRO ITALIANO

IL PRESIDENTE FABIO TOLLEDI, DIRETTORE ARTISTICO ASTRAGALI, ELETTO NELL'EXCUTIVE CENTER E COORDINATORE DELLA RETE DEI CENTRI EUROPEI   
L’Italia fa il pieno nel corso del 34° Congresso mondiale dell’International Theatre Institute svoltosi dal 17 al 22 novembre in Armenia, a Yerevan. Fabio Tolledi, direttore artistico e regista di Astràgali Teatro, presidente del Centro Italiano che a sede a Lecce, entra a far parte dell’Executive Council ed è stato eletto coordinatore del network che riunirà i Centri europei.
“Un riconoscimento significativo”, lo definisce lo stesso Tolledi, “al lavoro che in questi tre anni il Centro italiano dell’ITI ha condotto nel promuovere la  Giornata mondiale del Teatro nel nostro Paese e con la messa a punto di progetti di respiro europeo che hanno coinvolto il Segretariato Generale ITI e diversi Centri nazionali. Progetti caratterizzati da una pratica di lavoro tesa a portare il teatro nei luoghi di conflitto e di guerra, nella certezza di poter esprimere in questo modo una particolarissima pratica di diplomazia dal basso e a sottolineare la responsabilità che il teatro in questo preciso momento storico può, per noi deve, assumersi prendendo parola su quel che avviene intorno a noi”.
D’altra parte, non a caso, il filo rosso del 34° Congresso mondiale ITI era strettamente legato alla pratica delle relazioni: “Tempo del dialogo. Nuove voci, nuovi pubblici”, questo il tema dei cinque giorni nell’Università di Yerevan per il Cinema e il Teatro (come nuovo membro dell’ITI/UNESCO Network for Higher Education in the Performing Arts), aperti da una relazione di Tobias Biancone, segretario generale dell’ITI. Particolarmente innovativa, la modalità di svolgimento del Congresso  ha visto intrecciarsi fortemente, nel corso dei lavori, le voci, ovvero gli spettacoli teatrali, con una presenza marcata del nuovo teatro armeno, e i pubblici, ovvero artisti, ricercatori, studiosi, autori e professionisti provenienti da tutto il mondo.  Un modo per sottolineare che il teatro è esattamente il luogo dove arte dell’attore e arte dello spettatore si incontrano, ma anche per esplorare le esperienze dei ‘nuovi teatri’ nei più lontani angoli di mondo. “In questo 34° Congresso”, prosegue ancora Fabio Tolledi, “la presenza italiana è stata fortemente marcata e ha permesso il confronto e la discussione su questioni importanti nella vita del teatro e nella relazioni tra comunità teatrali”. Oltre allo stesso Tolledi, infatti, la delegazione italiana era composta da altre due importanti strutture  componenti dell’ITI Italia: Amiata Mutamenti, di Grossetto, che ha visto impegnato il suo direttore artistico  Giorgio Zorcù  in un intervento sull’esperienza maturata a livello internazionale dalle residenze teatrali e su come permettere a questa esperienza di divenire un percorso di lavoro strutturato all’interno della rete mondiale ITI, e LaMama Umbria, con la proposta, per voce di Adriana Garbagnati, responsabile organizzativa della strutturale spoletina, di un Premio internazionale dedicato ad Ellen Stewart all’interno del Festival di Spoleto. Premio internazionale che da quest’anno si svolgerà, appunto, sotto l’egida dell’ITI Worldwide. Infine, interamente dedicata all’esperienza dei progetti internazionali promossi da Astràgali Teatro e dal Segretariato generale ITI, la sessione su “Teatro e guerra” a partire dalla presentazione del volume “Walls-Theatre and war”, autore lo stesso Tolledi, restituzione di un’esperienza progettuale realizzata in Grecia, Cipro, Turchia, Italia, Francia, Germania. Come già accaduto a Xiamen e a Baku lo scorso anno, il 34th ITI World Congress ha affrontato questioni artistiche ma anche formative e organizzative, privilegiando la possibilità di scambi e la creazione di reti tra colleghi e operatori del settore. Ogni giorno, in calendario, spettacoli, incontri, conferenze. Un dibattito aperto ha interessato, tra l’altro, il futuro della Confederazione che ha come obiettivo per il 2015 quello di aprirsi ulteriormente per includere nuovi membri da regioni non ancora rappresentate all’interno dell’organizzazione, per dare più voce e potere alle molteplici culture dei vari paesi. Altri temi in scaletta, la mobilità artistica: ostacoli e sfide, per informare sulle iniziative e sui programmi per migliorare la collaborazione degli artisti teatrali a livello mondiale; il coinvolgimento del pubblico, ovvero percorsi per lo sviluppo di partnership; lo sviluppo di opportunità, anche informali, per lo scambio di progetti, workshop di training attoriale, festival, residenze artistiche.
“Con le sue oltre 100 realtà nazionali provenienti da ogni parte del mondo”, sottolinea Fabio Tolledi, “l’International Theatre Institute non è solo la più grande realtà teatrale nel mondo. E’ soprattutto quella dove lo scambio tra culture differenti acquista un valore enorme, divenendo quella pratica politica dal basso di cui si ha sempre più bisogno per riuscire a sconfiggere  fondamentalismi e neocolonialismi. Internazionalizzazione della scena e circolazione dei differenti modi di fare e vedere teatro intesa come pratica culturale costante per favorire la circolazione e la relazione delle culture, delle lingue, dei modi di vedere l’altro. A questa pratica l’ITI Italia negli ultimi due anni ha contribuito in modo rilevante, con la realizzazione di importanti e prestigiosi progetti internazionali. Far agire il teatro nei luoghi di conflitto e nei luoghi di guerra, promuovendo incontri e laboratori in residenza dove permettere a persone di differenti nazionalità, spesso in guerra tra loro, di incontrarsi e lavorare insieme, è la traccia del lavoro che ci caratterizza e che ci permette di dire che così inteso il teatro riesce molto spesso a produrre piccoli insperati importantissimi miracoli”.

sabato 22 novembre 2014

IL TEATRO MONDIALE SI INCONTRA IN ARMENIA CON IL CONGRESSO ITI. FORTE LA PRESENZA ITALIANA CON IL CONGRESSO NAZIONALE ITI

TRA GLI APPUNTAMENTI, LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI FABIO TOLLEDI “WALLS – THEATRE AND WAR”   

Il teatro del futuro: nuove voci, nuovi pubblici. Si conclude oggi, a Yerevan, in Armenia, il 34° Congresso dell’International Theatre Institute – UNESCO che, a partire da lunedì scorso 17 aprile, ha accolto gli oltre centro Centri nazionali dell’ITI diffusi nei quattro continenti, chiamando praticamente a raccolto il teatro mondiale. Per l’occasione, foltissima la partecipazione italiana, con la delegazione dell’ITI Italia, presieduto da Fabio Tolledi, direttore artistico di Astràgali Teatro, vicepresidente del Comitato per le Identità culturali che riunisce differenti ITI nazionali impegnati sul versante del ruolo del teatro nelle relazioni tra culture differenti.
“Tempo del dialogo. Nuove voci, nuovi pubblici”, questo il tema del Congresso svoltosi  nell’Università di Yerevan per il Cinema e il Teatro (come nuovo membro dell’ITI/UNESCO Network for Higher Education in the Performing Arts), aperto da una relazione di Tobias Biancone, segretario generale dell’ITI.
Tra le sessioni in calendario anche una espressamente dedicata al ruolo del teatro nei territori di conflitto con la presentazione del volume “Walls-Theatre and war”, autore lo stesso Tolledi, restituzione di un’esperienza progettuale realizzata in Grecia, Cipro, Turchia, Italia, Francia, Germania. A rappresentare l’Italia, insieme ad AstràgaliTeatro, altre due importanti strutture, componenti dell’ITI Italia: Amiata Mutamenti, di Grossetto, che ha visto impegnato il suo direttore artistico  Giorgio Zorcù  in un intervento sull’esperienza maturata a livello internazionale dalle residenze teatrali, e LaMama Umbria, con la proposta, per voce di Adriana Garbagnati, responsabile organizzativa della strutturale spoletina, di un Premio internazionale dedicato ad Ellen Stewart all’interno del Festival di Spoleto. Particolarmente interessante la modalità di svolgimento del Congresso che quest’anno ha visto intrecciarsi fortemente le voci, ovvero gli spettacoli teatrali, con una presenza marcata del nuovo teatro armeno, e i pubblici, ovvero artisti, ricercatori, studiosi, autori e professionisti provenienti da tutto il mondo.  Un modo per sottolineare che il teatro è esattamente il luogo dove arte dell’attore e arte dello spettatore si incontrano, ma anche per esplorare le esperienze dei ‘nuovi teatri’ nei più lontani angoli di mondo. Come già accaduto a Xiamen e a Baku lo scorso anno, il 34th ITI World Congress ha affrontato questioni artistiche ma anche formative e organizzative, privilegiando la possibilità di scambi e la creazione di reti tra colleghi e operatori del settore. Ogni giorno, in calendario, spettacoli, incontri, conferenze. Un dibattito aperto ha interessato, tra l’altro, il futuro della Confederazione che ha come obiettivo per il 2015 quello di aprirsi ulteriormente per includere nuovi membri da regioni non ancora rappresentate all’interno dell’organizzazione, per dare più voce e potere alle molteplici culture dei vari paesi.
Altri temi in scaletta, la mobilità artistica: ostacoli e sfide, per informare sulle iniziative e sui programmi per migliorare la collaborazione degli artisti teatrali a livello mondiale; il coinvolgimento del pubblico, ovvero percorsi per lo sviluppo di partnership; lo sviluppo di opportunità, anche informali, per lo scambio di progetti, workshop di training attoriale, festival, residenze artistiche.
“Con le sue oltre 100 realtà nazionali provenienti da ogni parte del mondo”, sottolinea Fabio Tolledi, presidente dell’ITI Italia, “l’International Theatre Institute non è solo la più grande realtà teatrale nel mondo. E’ soprattutto quella dove lo scambio tra culture differenti acquista un valore enorme, divenendo pratica politica, quella diplomazia dal basso di cui si ha sempre più bisogno per riuscire a sconfiggere  fondamentalismi e neocolonialismi. Internazionalizzazione della scena e circolazione dei differenti modi di fare e vedere teatro per noi è una pratica quotidiana e costante.

A questa pratica l’ITI Italia negli ultimi due anni ha contribuito in modo rilevante, con la realizzazione di importanti e prestigiosi progetti internazionali. Far agire il teatro nei luoghi di conflitto e nei luoghi di guerra, promuovendo incontri e laboratori in residenza dove permettere a persone di differenti nazionalità, spesso in guerra tra loro, di incontrarsi e lavorare insieme, è la traccia del lavoro editoriale che presenteremo, e che ci permette di dire che spesso il teatro riesce a produrre piccoli insperati importantissimi miracoli”.

giovedì 27 marzo 2014

WORLD THEATRE DAY 2014 IL MESSAGGIO DI BRETT BAILEY

Ovunque vi sia una società umana, l’insopprimibile Spirito della Performance si manifesta.
Sotto gli alberi in piccoli villaggi, o sui palcoscenici ipertecnologici delle metropoli globalizzate; negli atri delle scuole, nei campi e nei templi; nei quartieri poveri, nelle piazze urbane, nei centri sociali, nei seminterrati, le persone si raccolgono per condividere gli effimeri mondi del teatro, che noi creiamo per esprimere la complessità umana, la nostra diversità, la nostra vulnerabilità, nella carne vivente, nel respiro e nella voce.
Ci riuniamo per piangere e ricordare, per ridere e riflettere, per imparare, annunciare e immaginare; per meravigliarci dell’abilità tecnica e per incarnare gli dei; per riprendere fiato collettivamente di fronte alla nostra capacità di bellezza, compassione e mostruosità. Veniamo per riprendere energia e rafforzarci; per celebrare la ricchezza delle nostre differenti culture e dissolvere i confini che ci dividono.
Ovunque vi sia una società umana, l’insopprimibile Spirito della Performance si manifesta. Nato dalla comunità, indossa le maschere e i costumi delle nostre diverse tradizioni; rinforza le nostre lingue, i nostri ritmi e gesti, e si fa spazio in mezzo a noi.
E noi, gli artisti che lavoriamo con questo spirito antico, sentiamo il dovere di trasmetterlo attraverso i nostri cuori, le nostre idee e i nostri corpi per rivelare le nostre realtà in tutta la loro mondanità e nel loro splendente mistero.
Ma in quest’epoca in cui milioni di persone lottano per sopravvivere, soffrono sotto regimi oppressivi e un capitalismo predatore, o sfuggono conflitti e miseria; in quest’epoca in cui la nostra vita privata è violata da servizi segreti e le nostre parole sono censurate da governi invasivi; in cui le foreste vengono distrutte, le specie sterminate e gli oceani avvelenati: che cosa ci sentiamo in dovere di rivelare?

In questo mondo di potere ingiusto, nel quale diversi ordini egemoni cercano di convincerci che una nazione, una razza, un genere, una preferenza sessuale, una religione, una ideologia, un contesto culturale è superiore a tutti gli altri, come si può sostenere che le arti debbano essere svincolate dalle agende sociali?

Noi, gli artisti delle arene e dei palcoscenici, ci stiamo conformando alle domande asettiche del mercato, oppure stiamo afferrando il potere che abbiamo: per fare spazio nei cuori e nelle menti della società, per raccogliere le persone attorno a noi, per ispirare, incantare e informare, e per creare un mondo di speranza e di sincera collaborazione?